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Marchetti sostiene che le discipline che accettano l'idea della bisessualità come possibilità umana, e su quest'ipotesi stabiliscono i diritti dei bisessuali, non lo fanno perché accolgono le istanze dei diretti interessati. Anzi non si trova, nell'età moderna, un solo processo per ermafroditismo nel quale un individuo abbia pubblicamente rivendicato la sua bigenitalità come fatto naturale. Chi viene sottoposto ad un procedimento penale rivendica sempre e solo di appartenere ad uno dei due generi nei quali è divisa l'umanità. Secondo l'autore, a partire dal Seicento si procede all'invenzione di una differenza (fisica) e alla proclamazione di un'uguglianza (giuridica) come puro gioco ed effetto di potere.