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È tempo di riabilitare le ombre, queste vecchie - e inquietanti - compagne dell'umanità dalla dubbia reputazione e sulle quali sono fiorite le storie più bizzarre: si narra di ombre che vivono di vita propria, o di altre che si ribellano ai loro proprietari come nella favola di Andersen. Anche Platone, nel mito della caverna, sostiene che chi guarda solo le ombre non ottiene vera conoscenza. Eppure senza le ombre non avremmo compreso la forma della luna o la struttura del sistema solare, né avremmo individuato gli anelli di Saturno, e le immagini ci apparirebbero piatte e senza sostanza. I nostri occhi sono infatti programmati per vedere le ombre e siamo in grado di ricostruire le dimensioni tridimensionali di un oggetto a partire dal cono che proietta. Dagli astronomi greci a Galileo e Keplero, dai mosaici romani ai dipinti di Masaccio, dalle prime misure della terra ai laboratori di psicologia infantile di Harvard, le ombre si sono rivelate un prezioso strumento di conoscenza oltre che un inesauribile stimolo alla curiosità umana.