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Nelle meditazioni qui presentate il filosofo della religione e teologo di Friburgo Bernhard Welte (1906-1983) conduce il lettore a confrontarsi con l'evento della morte in tutta la sua serietà e drammaticità, con l'intento di coglierne la verità senza rimozioni o illusioni consolatrici. Attraverso un riflettere esercitato sul pensiero di Jaspers e Heidegger, egli scopre l'essenziale dell'incontro con la morte nell'esperienza che in esso l'uomo compie del nulla, del proprio non potere più essere e non potere più fare. Soltanto in tale crisi assoluta si manifesta senza infingimenti la questione capitale del senso dell'esistenza umana e l'annuncio biblico e cristiano può risuonare in modo credibile: è proprio l'integrale ed estrema umanità del Cristo a costituire il senso autentico della divina speranza che sorge dalla morte. Il piccolo scritto di Welte, risalente a una conferenza del 1978, ma ancora attuale per la pregnanza dell'analisi fenomenologica e la profondità dell'interrogazione, si rivolge a quegli uomini che nel nostro tempo tentano di aprirsi una via nel pensiero senza farsi illusioni e allo stesso tempo, arrischiandosi nella fede, cercano di essere uomini in verità.