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l mercato conosce una rinnovata fortuna e sembra regnare sulla dinamica della civiltà non solo occidentale ma planetaria. Gli argomenti a favore ne mettono in rilievo l'efficienza nella distribuzione, basata sull'incentivo dell'arricchimento, in un sistema dove è tutelata sia la libertà di scelta sia la libera concorrenza dei prezzi. Ma contro la indebita generalizzazione della forma mercantile come strumento adatto alla distribuzione di ogni bene sociale sorgono gli interrogativi seguenti. Quanto è reale la libertà di scelta delle persone nel mercato dei beni elementari come il cibo, il vestito, l'alloggio e la salute? Quanto è reale la concorrenza dei prezzi in una società fortemente stratificata? Fino a che punto è completa e accurata l'informazione richiesta per l'acquisto? E infine quanto può il mercato essere davvero neutrale nei confronti del potere politico, in una democrazia imperfetta come lo sono tutte le democrazie reali? Il compito difficile nelle società moderne è raccogliere i vantaggi del mercato, mantenendo le sue attività confinate ai beni appropriati ad esso. Quali dimensioni di valore nelle cose, nelle relazioni e nelle persone sono riconosciute e realizzate o ignorate o minacciate dalle norme del mercato, e quali ideali dell'io e della società il mercato tenta di incarnare? Ci domandiamo in definitiva se l'estensione del mercato fino a divenire il modello dei rapporti sociali minaccia la realizzazione di altri ideali. La sfida radicale si può formulare in questi termini: c'è qualcosa di intrinseco nel funzionamento del mercato che risulta indebolire la nostra capacità di fare le scelte e attuarci come soggetti in una società di umani? Quando il "libero mercato" riduce, invece di esaltare, la nostra libertà ed ostacola il sorgere di soggetti liberi e responsabili?