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Ernesto Cardenal ha lasciato alla spiritualità occidentale un'opera contemplativa che riveste un'importanza capitale, inserendosi di diritto nell'ambito del discorso mistico cristiano. È stata un'eredità silenziosa, perché abbiamo tardato molto ad apprezzare l'esistenza nei suoi termini propri e, più ancora, le conseguenze del discorso mistico cardenaliano, che fa scuola non solo con Teilhard de Chardin e Thomas Merton, ma perfino con Maestro Eckhart e S. Giovanni della croce. È più facile accogliere la protesta politica che la contemplazione mistica. Ma è vero che ci troviamo davanti al fondatore della letteratura mistica ispanoamericana e a uno dei mistici cristiani più originali del XX secolo. M'azzardo a pensare che tra un centinaio di anni ricorderemo Cardenal più come poeta mistico che come poeta d'impegno sociale, oppure - quel che forse è più giusto - di impegno sociale perché mistico. Telescopio nella notte oscura è un libro di una nudità espressiva molto grande, un grido splendidamente silente dell'estatico che ha lasciato dietro a sé le consolazioni; un libro piccolo in estensione, però straordinario per la storia delle idee della letteratura contemplativa del XX secolo.