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La burocrazia è stata pensata quale garanzia di legalità in un modello di Stato incentrato sul primato della legge. Le regole sono uguali per tutti, approvate da un Parlamento rappresentativo e applicate in maniera imparziale e quasi automatica da pubblica amministrazione e giudici. Sono passati quasi tre secoli e siamo ben lontani da quell'idea illuministica: da anni (molti, troppi) è diventata una forma di complicazione, che estenua i cittadini e intralcia i procedimenti. Il risultato concreto, quello con cui ognuno di noi si trova quotidianamente ad avere a che fare, è un meccanismo così cavilloso nel quale si perde di vista l'obiettivo finale, cioè l'interesse pubblico. Insomma, la burocrazia è ormai uno dei maggiori "costi" della nostra esistenza, che favorisce la corruzione e potenzia la disaffezione verso lo Stato. Alfonso Celotto, in questo libro, racconta alcuni dei problemi che ci hanno portato al punto in cui siamo: troppe leggi, troppa lentezza, troppi enti, troppa frammentazione di competenze, un linguaggio troppo oscuro. Una volta apposta anche l'ultima marca da bollo necessaria, è davvero possibile vivere secondo la normativa vigente, oppure manca sempre il modulo H-bis?