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Questa raccolta di racconti e frammenti inediti di Roth, databili tra il 1918 e il 1928, si può leggere anche come un 'laboratorio di scrittura', dove l'autore sperimenta i leitmotiv ricorrenti e le tematiche tipiche dei suoi romanzi. Ciò che accomuna i racconti è l'attenta e vivace descrizione dei personaggi, una sorta di scavo interiore elevato a metafora degli stessi, sempre sorretto dalla sottile ironia con cui l'autore rappresenta i suoi anti-eroi, figure grottesche o patetiche, tormentate ma sempre avvincenti. Fra queste l'autore stesso, come nel racconto "Questa mattina è arrivata una lettera", spunto per una riflessione più generale sulla perdita della patria e delle proprie radici, ma anche nostalgica e affettuosa rievocazione delle figure singolari che hanno popolato il microcosmo del Roth adolescente; o come "Giovinezza", storia di formazione, in cui l'autore dà di se stesso un'immagine insolita, intima e a tratti persino sprezzante. Ma tutti i racconti offrono un ricco campionario dei temi che hanno fatto di Roth uno degli scrittori più amati del Novecento, in una carrellata di personaggi indimenticabili: così "Barbara", figura umanissima di donna, madre e vittima, che sacrifica la vita per devozione assoluta verso il figlio; così il tipico funzionario piccolo-borghese dell'amministrazione asburgica, devoto al lavoro, maniacale e incompreso, protagonista di "Carriera"; e così, in "Umanità malata" - il più intenso forse di questi racconti - l'uomo dall'oscuro e tormentato passato che si trova a vivere all'interno di una clinica psichiatrica, uno dei primi esempi di quell'attenzione verso i 'vinti' cui il Roth della piena maturità si dedicherà con occhio di umana simpatia e partecipazione.