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Il volume, a partire da un caso di studio sardo, si interroga sul tema delle politiche territoriali volte allo sviluppo locale in territori fragili. È il racconto di alcune comunità che hanno immaginato un percorso verso l'integrazione alla scala sovracomunale come chiave dei processi di innovazione territoriale. Mentre andava affermandosi un discorso pubblico sull'esistenza di comunità in via di estinzione, di luoghi non più adatti alla riproduzione dei modi di vita locali, si è delineato un lento percorso pluriennale di cooperazione e costruzione di senso su nuove basi. L'analisi abbraccia una scala temporale ultradecennale e prova a restituire gli elementi di un processo di ricostruzione di un patrimonio territoriale condiviso. Dal lavoro di campo emerge un racconto popolato dai segni quotidiani di intelligenza diffusa, di tempo e lavoro dedicati alla propria comunità e a creare relazioni con modelli di sviluppo e risorse intercettati ad altre scale. Il tutto senza cedere all'impotenza, al tranello di una identità locale sospesa tra senso di inferiorità e assertività, rivolta alla semplice riproduzione folklorica del passato. All'interno trovano spazio riflessioni sull'esperienza delle Unioni dei Comuni sarde durante la Programmazione Territoriale, l'iniziativa politica della Regione Sardegna per lo sviluppo locale partecipato. Sono il frutto dell'osservazione diretta delle pratiche di negoziazione tra sindaci e funzionari della Regione Sardegna, del confronto tra visioni e razionalità diverse, sul senso e le implicazioni di relazioni centro-margine nell'ambito delle politiche, della ridistribuzione di risorse finanziarie o della costruzione di un discorso sulle vocazioni, sulla possibilità o impossibilità, a priori, di perseguire un processo di sviluppo locale.