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Una storia del silenzio probabilmente non si può urlare (non sarebbe coerente), ma si può forse leggere, con quell'attitudine meditativa e piacevolmente ovattata che si trova anche sulla copertina di questo volume. Questo inno alla fuga dai rumori del mondo, nell'immersione senza suoni di una buona lettura, non è tuttavia una pratica così antica, dal momento che almeno fino al Duecento la maggior parte dei libri veniva letta a voce alta. Ma il silenzio non è solo un'attitudine personale verso la quale siamo più o meno portati. Ci sono molte forme di silenzio sociale, parecchie delle quali hanno regole stabilite, e ci sono silenzi carichi di significati, altri che non vogliono dire nulla o sono ambigui e altri ancora le cui conseguenze possono essere molto gravi. È in questo universo dei tanti silenzi che Remo Bassetti ci accompagna, additandoci forme di non-parola e di non-suono che si rivelano ricche di senso come mai avremmo sospettato. Nelle sue pagine, Storia e pratica del silenzio non tralascia nulla, dal silenzio del Big Bang alla biblica «voce di silenzio sottile», dal fecondo campo del silenzio orientale alle diverse attitudini con cui antichi e moderni hanno taciuto. Troveremo però anche i silenzi forzati, come quello della sordità o quello del lettino dello psicoanalista, i molti silenzi d'amore e l'omertà violenta del malvivente, fino a toccare il denso, indicibile silenzio assoluto del Lager. Con questo taciturno bagaglio storico, si affrontano poi la modernità, il silenzio del web, della politica, della stampa, del cinema e dell'arte, per tentare infine un'operazione che probabilmente è unica nel suo genere: la costruzione di una Grammatica del silenzio. Si conclude con l'elaborazione pratica di dieci tesi originali sul buon silenzio, dalle quali ciascuno, posato il libro, potrà trarre conclusioni o iniziare percorsi, ma certamente rivaluterà il reietto mondo privo di onde acustiche, così poco sondato prima d'ora.