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Proprio come il nome della raccolta, i racconti di Marina Atti si possono definire "crudi"; crudi come può essere la vita con i suoi drammi ordinari e straordinari. Seppur sofferenti, depressi e confusi, i personaggi delle narrazioni presentano una caratteristica che li accomuna: il desiderio di evadere da ciò che procura malessere, costrizione. Sfuggire alle paure e angosce delle separazioni, degli abbandoni tendendo alla meta di una agognata libertà, intesa non solo come atto di fuga ma come appagamento interiore. Sono anche personaggi ironici, vivaci e disincantati, simili e al tempo stesso diametralmente opposti; così come gli intrecci di donne che, da spunti di storie vissute, si tramutano in protagoniste di un frutto (proibito) della fantasia dell'autrice. Quella proposta è una raccolta atipica che ai racconti alterna poesie profonde, piccoli lampi atti a scandire una narrazione intensa, quasi il corollario dei pensieri dei protagonisti. In chiusura una breve sessione di ricette che si potrebbe definire "la quiete dopo la tempesta". L'appagante ristoro dopo lo sconvolgimento interiore che solo racconti di spessore sono in grado di dare.