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Un giovane sconosciuto "senza qualità" stipula un tremendo patto con un sedicente Dio: in cambio del proprio passato, dei propri ricordi, riceverà in dote la possibilità di prevedere il futuro. O meglio, le conseguenze delle proprie azioni. Doran - questo il suo nome - decide poi di "digerire quel po' di calvario che è la vita" viaggiando. Lo attenderanno nove città surreali, paradossali, eccessive e perciò così spaventosamente simili a quelle del nostro tempo: vedrà piovere non acqua, bensì volantini; incontrerà cittadini che tentano in tutti i modi di confutare l'esistenza del tempo e innumerevoli altre assurdità. Quello del protagonista sarà un viaggio sia interiore, alle prese con la voracità dei propri desideri, con la labilità della sua condizione, con i baratri della propria anima gravida di contraddizioni, sia esteriore, in cui avrà a che fare con nove realtà che rifiuta e da cui è a sua volta rifiutato, ovunque forestiero, respinto come un virus estraneo che non riconosce quelle leggi, quei modi, quelle tradizioni. Solo dall'incontro tra questi due cammini paralleli e complementari Doran potrà trarre (forse) dei preziosi insegnamenti.