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Composta intorno al 1450, la "Descriptio urbis Romæ" raccoglie in 16 tavole precedute da una significativa introduzione i dati alfanumerici relativi al rilievo topografico dell'urbe, metodologicamente rivoluzionario e indubbiamente sorprendente nei risultati, dall'Alberti eseguito. La riduzione di Roma alla serie di 175 o 176 punti salienti di cui la "Descriptio" fornisce le coordinate polari e radiali sottende l'impossibilità di affidare ai copisti la riproduzione di una pictura complessa, con implicazioni epistemologiche ed ecdotiche di grande rilievo, che investono direttamente tutta la storiografia scientifica relativa all'Età precedente la Rivoluzione tipografica. Alla prima edizione critica dell'opuscolo albertiano, accompagnata dalla prima versione integrale del testo in spagnolo, il volume unisce una serie di studi del significato rivestito dall'iconografia tecnico-scientifica nell'opera dell'Alberti e nelle sue fonti classiche greco-latine.