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Gino Beraudi, avvocato riminese di formazione repubblicana e mazziniana (1905-1979), fornisce un racconto della sua prigionia in Russia di grande tensione morale e di inconsueta efficacia narrativa. Beraudi non rientra negli schemi polemici frequenti nella memorialistica che scaturisce da quella durissima esperienza, cerca di capire e di distinguere; non vede nei suoi carcerieri e persecutori il Male assoluto, come accadde a molti suoi compagni di sventura. Anche per questo il suo libro (scritto nel 1955 e rimasto inedito per decenni) costituisce una testimonianza emozionante, carica di una forza di denuncia vivissima.