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I capitoli non hanno un ordine preciso, ma sono messi a caso secondo la fantasia dell'autore. C'è la storia di Rosario, la città argentina vera capitale mondiale del calcio; la storia di una finale scudetto giocata a Bologna su un campo in pendenza; le storie di giocatori esuli, fuggiti dai loro Paesi per motivi politici. O arrivati in Italia per inseguire donne e denari. E la storia di "Balilla", ovvero Peppino Meazza (centravanti di Inter, Milan e Juventus) al quale è intitolato lo stadio di San Siro). E le vicende, tristi e tragiche, di Gigi Meroni e Luciano Re Cecconi. E poi quanti giocatori scarsi finiti, comunque, nell'album dei ricordi e giocatori eccelsi, finiti nel dimenticatoio. E la storia degli azzurri, campioni del mondo nel 1934, che si sono visti offrire un regalo da Mussolini. Chi aveva chiesto la licenza di terza media (per andare in Nazionale aveva saltato gli esami). Chi, come il portiere e capitano, Giampiero Combi, aveva chiesto solo una tessera ferroviaria per portare la famiglia a conoscere l'Italia. Ebbene, quel regalo non è mai arrivato. Perché il calcio, come la vita, può essere crudele.