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«A pagina zero troverai quello che non c'è da pagina 1. C'è sempre un'anteprima, un tempo antecedente alla scrittura che occupa più spazio e più tempo di quello che ti è consentito vedere nell'agglomerato di parole. Per quanto mi riguarda, pagina uno è il seguito di una pagina zero che a sua volta guarda all'indietro a materiali dispersi nella geografia interiore, simili a quelli che la marea, il naufragio, la folata di vento depositano e ammassano, senza forma e senza ordine, al primo bordo di contenimento. Potrei chiamare la pagina zero la "porta del testo" o la pagina della rabbia e della pietà. Lo capirai appena avrai letto i testi». (L'autrice)