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Stefano Zecchi scrive, nella prefazione dell'edizione italiana dell'adattamento grafico di Xavier Coste, che «"1984" è un'atroce denuncia non solo del totalitarismo, della comunicazione globale e del Grande Fratello che ci osserva instancabile da chissà dove, ma, in particolare, della stupidità e della miseria dell'uomo. Di un uomo incapace di credere in se stesso, di avere coraggio, di pensare in grande, di un uomo in grado di difendere soltanto la propria miserabile (spiritualmente) mediocrità, pauroso di perdere la sanità del corpo, vile e traditore. Questo è "1984": una spaventosa e inappellabile accusa dell'essere umano».