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Il sottotitolo di questo volume dice chiaramente l'approccio dell'Autrice alla possente figura di Giovanni Paolo II. Un pontificato che ha rotto molti schemi che sembravano intoccabili e che mantenevano, anche nel caso felicissimo di Giovanni XXIII, una distanza tra la figura del Papa e il popolo dei fedeli. Il pontificato di papa Wojtyla ha lasciato un'impronta di spontaneità, di immediatezza che poco aveva a che fare con il protocollo; ma non era solo una forma di comunicazione; rispondeva invece a una impronta antropologica e pastorale che è una chiave privilegiata di lettura del magistero di questo Pontefice. Interessante la sottolineatura del vaticanista Luigi Accattoli, che è riportata nella premessa al libro: "Egli non ha reagito all'elezione con mente ecclesiastica, ponendo davanti a sé i problemi dell'istituzione Chiesa, ma si è comportato come un cristiano chiamato a fare il Papa e che accetta di farlo interagendo con il mondo e con i fratelli, mettendo a frutto le straordinarie esperienze umane attraverso le quali era passato". Proprio da questo particolare atteggiamento di servizio alla Chiesa vengono il fascino e la complessità di questo Papa che ha inteso dare al suo pontificato una decisa impronta pastorale. Il volume non è solo una biografia, per quanto accurata; è piuttosto la lettura del personaggio a partire dal suo ambiente storico e culturale: la Polonia occupata e senza libertà, e dalla sua personale esperienza umana: il lavoro di operaio e la passione per il teatro e per la poesia, l'impegno di testimonianza cristiana vissuto nella clandestinità. Nella seconda parte viene analizzato il pontificato di Giovanni Paolo II.