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"Con le parole ci si ammala, con le parole ci si cura, scriveva Gesualdo Bufalino. Il romanzo di Pastorini si muove in questo orizzonte. Una narrazione corale, quasi verghiana, che mette in scena i fantasmi che dominano il tempo che viviamo. Un dialogo continuo a più voci in cui un anziano filosofo fa da contrappunto a gruppi di avventori, storditi dalla comunicazione di massa e fanatizzati dalle tecnologie digitali. Ma non risparmia nemmeno se stesso, il filosofo. Impietosamente distrugge i miti della sua gioventù, combatte contro le 'parole malate', che hanno avvelenato la sua generazione. L'esito è il silenzio. Dismessi gli 'astratti furori' di vittoriniana memoria non resta che la contemplazione disincantata, ma nel contempo compassionevole della realtà." (Francesco Gusmano - Philosophy and Media Researcher) Una interessante dissertazione sui mali e gli eccessi della democrazia che con abile scrittura, ironica, fluida e dettagliata, attraversa le miserie dello scenario politico e sociale italiano al tempo dell'agorà digitale. Una trama piuttosto originale, soprattutto per la scelta dei personaggi, che attiva la curiosità del lettore.