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C'è la vita in questo racconto e ci sono l'amore, la morte, la perdita, la separazione, la disillusione, il coraggio, la resilienza, c'è il rapporto di una giovane donna con una suocera austera, fiera custode del destino di una numerosa famiglia di montagna che ha perso il proprio facoltoso capostipite. In una notte di fine estate Francesca ha un incubo, nel sonno sente una voce che ripete una sigla e vede la figura di un uomo che a stento avanza verso di lei. Seduta sul letto annota su un foglio quella sigla, la visione e la sensazione di morte provate le resteranno addosso, sulla pelle e nell'anima. Da quel brandello di carta non si staccherà più e per venti lunghi anni cercherà di esorcizzare quel sogno, talvolta accarezzandolo e spesso rinnegandolo, senza poterlo dimenticare. Verità inconfessate, sepolte sotto le ceneri di una generazione. Non sapremo mai se il caso, il destino, o una volontà precisa hanno dato vita a correlazioni con altre vite, altre vicende, altri vissuti, ma è accaduto, ed è il fil rouge che attraversa tutta la narrazione, tra una quotidianità da "lessico familiare" e un passato remoto afono e senza perdono, che chiede con forza di venire alla luce.