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"[...] La poetessa non mostra alcun interesse nel voler apparire incomprensibile: rifugge l'artificiosità del linguaggio, l'espediente retorico, il vuoto formalismo delle gabbie metriche, per baciare, al contrario, le labbra carnose della natura più bella e armoniosa. Si direbbe, per contrasto, che è nella semplicità degli odori e dei sapori, nell'essenzialità dello spirito, nell'immediatezza della sincerità, nella lezione della tradizione, il 'posto' in cui trovar conforto e ristoro. Ne viene fuori una poesia scarna, non assolutamente narrativa, molto nubivaga e dolorosa, eppure in grado di evocare suggestioni capaci di comunicare e suscitare forte empatia. [...]" (Dalla prefazione di Giuseppe Palladino).