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Nel momento in cui la città del XIX secolo comincia ad assumere una propria fisionomia, si apre un nuovo procedimento di osservazione. La città appare ad un tratto come un fenomeno estraneo agli individui che la abitano e che nei suoi confronti si trovano come di fronte ad un fatto non familiare. Lo studio della città assume allora due aspetti differenti: uno studio descrittivo, che osserva i fatti con distacco e li ordina secondo criteri quantitativi e uno studio critico, che non scinde l'osservazione dalla polemica e dalla normativa, perché subisce la grande città come un processo patologico. Francoise Choay, studiosa di urbanistica, ripercorre questa duplice e contrastante reazione.