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"Stoner" - pubblicato per la prima volta nel 1965 - è stato per parecchio tempo uno dei grandi romanzi dimenticati della letteratura americana. John Williams racconta la vita di un uomo, Stoner appunto, che, nato in una famiglia di contadini poveri, finisce per scoprire dentro di sé una passione struggente per la letteratura e diventa professore. È la storia di un uomo che conduce una vita semplice al limite della frugalità. Una vita che lascia poche tracce. Ma "Stoner" è molto molto di più: è un romanzo sull'amicizia, sul matrimonio, un romanzo di ambiente universitario, un romanzo sociale e - last but not least - un romanzo sulla fatica. Sul duro, implacabile lavoro nelle fattorie, sull'impegno che richiede la vita matrimoniale, sulla difficoltà di allevare con paziente empatia una figlia all'interno di una famiglia avvelenata, e sul tentativo di avvicinare alle meraviglie della letteratura studenti universitari spesso insensibili. Ma, al fondo, "Stoner" è soprattutto un romanzo sull'amore: sull'amore per la poesia, per la letteratura e anche sull'amore romantico. È un romanzo su cosa significa essere umani. Alla luce di questa centralità dell'amore per la letteratura e per la poesia, abbiamo pensato di pubblicare in questo volume, insieme al romanzo, una raccolta di poesie di John Williams, inedita in Italia, dal titolo "La necessaria menzogna", uscita nello stesso anno in cui venne pubblicato "Stoner" e quindi vicinissima ai temi che più stavano a cuore a Williams in quel periodo. In questo modo vogliamo offrire ai tantissimi lettori innamorati di quel romanzo un elemento ulteriore, sconosciuto, inedito, che è in grado di articolare e approfondire meglio proprio quel "Mistero della Mente e del Cuore" di cui scriveva John Williams.
Che bella scrittura...d'altri tempi, quando non andava di moda la frase breve, d'effetto. Fluida, descrittiva, lenta, ma non noiosa; con una bellezza attraente, che sa di classico, e, nonostante non occhieggi al lettore per piacere, si fa leggere di un fiato. Anche la storia, la vita di Stoner, non è certo un romanzo d'avventure. Anzi, come nel Colibrì di Veronesi ( ovviamente nel Colibrì come in Stoner...), il protagonista fa del rimanere fermo, del muoversi sbattendo le ali senza andare mai avanti, il suo stile di vita, la sua sopravvivenza. La vita avanza, porta cambiamenti, emozioni dolorose o bellissime, ma non travolge mai William Stoner (o Marco Carrera); i cambiamenti vengono inglobati e fanno cumulo, ma non spingono mai a deviare. Una, una sola decisione, presa silenziosamente e caparbiamente, mette il treno della vita di Stoner sul binario scelto e tutto il resto diventa quello che vede dal finestrino; tutti gli incontri sono i passeggeri che per un tempo del viaggio gli si siedono accanto: quando sono fastidiosi, vengono tollerati con pazienza, quando devono scendere, vanno via e ne rimane il ricordo. Tuttavia William Stoner non è apatico: quell'unica deviazione compiuta, lo ha portato proprio lí dove voleva andare, la sua passività è la più energica azione di tenere ferma la sua passione, l'amore per la conoscenza, e, a suo modo, ha vissuto con pienezza, con fedeltà, il suo più grande amore.