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Il mondo dell'"Odissea" non è più quello eroico dell'"Iliade". Ad ogni verso siamo in preda all'avventura, alla magia, all'irreale, alla favola; e perciò il protagonista non è una figura lineare come Achille, ma cangiante e intricata come Ulisse, che si adegua a tutte le cose come il polpo alla roccia. Con il quinto libro penetriamo nell'"Odissea" vera e propria: Calipso propone a Ulisse di vivere immortale e immune da vecchiaia; ma Ulisse rifiuta, perché la sua sorte è quella di conoscere sino in fondo il destino, le gioie, i dolori, le avventure, i sogni, il tempo di un uomo, sebbene egli sappia tante cose che gli altri ignorano o intravedono appena. Sull'isola dei Feaci, dove la vita scorre lieta e tranquilla, l'eroe penetra, senza saperlo, nel mondo del mito: Scheria infatti non appartiene al tempo. Ulisse vi riacquista la dignità di eroe, sia nelle competizioni sportive sia riflettendosi nel canto altrui o nel proprio racconto; e poi, risolutamente, volge le spalle anche al mito, tuffandosi nei mille orrori, nei mille colori, nelle mille menzogne del mondo reale.