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"Una parola ancora". Titolo altamente simbolico, poiché proviene dalla penombra della vita, per quel vedere le cose, quando si è situati nel quadrante dell'ombra, per l'età che avanza segnando il fisico, il cuore di tristezza, ma non la luce della conoscenza che, di sé, può ancora illuminare la vita. Il velo di Iside può coprire la realtà, ma solo in parte, per cui la sofferenza può donare anche più luce. Giungono, allora, fasi di silenzio che sono "echemetia pura", costruttrice di visioni spirituali, razionali, portatrici d'altra "bellezza", frutto del ricordo e della sapienza umana. Ed è tutto un viaggio intrapreso, nuovamente, nel ricordo della natura, animale e vegetale, a riempire la vita del poeta. Ma anche l'anima che accetta con l'invito della buona stagione a giocare, è momento distensivo a lenire le sue dissolvenze. Mentre l'amore si fa "immenso" quando il poeta si riferisce alla Trascendenza.