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Fabio Mazza, tra le tante stesure letterarie di ordine professionale, ha pensato di comporre un'opera autobiografica, da dove potessero emergere anche aspetti privati della sua vita che, oltre ad essere umani, avessero qualità universali da offrire ai lettori, per cui, a partire dal titolo dell'opera che recita "C'era una volta una piccola isola", ci riporta all'isola di Ventotene , dove si trovava, dopo la morte prematura del padre, con la madre e il nuovo marito. (...) Fabio Mazza si trovò dal '46 in questa terra d'esilio, geograficamente affascinante e misteriosa, per l'aura che sprigiona e, con la maestria letteraria che è insita nell'autore crescerà intellettualmente ed interiormente per maturare un discorso molto particolareggiato che illuminerà la sua vita, in simbiosi con la forza di questa terra, caratterizzandolo anche nella professione di giudice di Corte di Cassazione, condotta con alti meriti, come è ben noto. (...) Dal punto di vista dei contenuti diremmo che in questa memoria c'è tanta poesia che diviene automaticamente utile e propedeutica. Ne è testimone il capitolo "Epilogo", nel quale la scrittura in prosa possiede tutto l'afrore, il colore, il senso della vera poesia, poiché le parole sono avvolte da una sottesa malinconia per la bellezza del paesaggio marino, mentre lo spirito anela al mistero della trascendenza. Così Fabio Mazza diviene scrittore e poeta al contempo. "Lia Bronzi"