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"Il senso del destino che non di rado affiora nei versi di Cappelloni come anche nelle sue considerazioni in prosa, ragione di ricorrente malinconia, quasi che fossimo vittime di qualcosa di comunque ineluttabile che ha già deciso per noi, al di fuori delle nostre possibilità di controllo o anche di semplice influenza, rinnegando alla radice qualunque concetto di libero arbitrio che non sia sterile espediente consolatorio, va forse cercato proprio nella consapevolezza della relazionalità congenita che caratterizza ogni persona già dal momento in cui giunge a ritenersi tale. "L'uomo - diceva Max Weber in una famosa metafora - è animale sospeso fra ragnatele di significati che egli stesso ha intrecciato." Ragnatele, croce e delizia allo stesso modo, che Cappello-ni non teme affatto di percorrere, solido negli appoggi anche quando galleggia a mezz'aria, facendoci da guida lungo sentieri che potrebbero condurci al centro del nostro stesso segreto. Sta a noi volerle affrontare." (Dalla prefazione di Vittorio Sgarbi)