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Immaginate di trovarvi nell'unico sportello di una piccola stazione ferroviaria collegata, con tempi più o meno dilatati, all'universo intero. Una signora gentile, l'unica non sostituita negli anni dai distributori di biglietti automatici, vi sta chiedendo quale sia la vostra destinazione. "Buongiorno. Dove desidera andare?" E la vostra risposta, forse non troppo precisa, "Verso Cura, Signora" apre ad un'altra domanda. "Siete sicura di voler utilizzare proprio il treno? Perché sa, con l'aereo i collegamenti sono molto più rapidi". Con un sorriso rispondete "Eppure il tempo dell'attesa tra un volo e l'altro non è lo stesso di quello vissuto nel movimento della vita. Non è quello che possiamo attraversare gustando la scoperta dei paesaggi che scorrono davanti ai nostri occhi o scambiando pezzetti di noi con gli sconosciuti che incrociamo nello spazio di un vagone. Ma credo ci sia ancora dell'altro". Concludete quando vi accorgete che l'operatrice di fronte a voi ha già emesso un biglietto.