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Non sempre l'artista è una creatura speciale, dedito all'arte che vive come impegno assoluto. È il nostro immaginario collettivo che ha fatto dell'artista un mistico della bellezza, una figura ideale e romantica. Il tempo che passa, poi, frapponendosi tra gli artisti e noi, favorisce la loro mitizzazione. Ma non è possibile, né sarebbe giusto, separare l'attività artistica dall'uomo che la compie, dalle sue esperienze, dai suoi sentimenti, dal contesto in cui è vissuto. Accade allora che quelle "divinità" scendano dal loro piedistallo e mostrino le loro umane debolezze. È il caso degli artisti di cui ho scritto in questo libro, uno scultore e un pittore. Il primo, affermato, il secondo ambizioso e quasi sconosciuto, entrambi uxoricidi, che riempiono le cronache del loro tempo per l'orrendo delitto che compirono.