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Steso nella cuccetta, ascolto gli dèi della mia Asia natale riuniti a consiglio nella cabina del Joshua. Dicono che ora tutto è in ordine. Se riesco nel giro del mondo senza scalo, va bene. Se le circostanze mi obbligheranno a fermarmi per strada, andrà bene lo stesso. Allorché, doppiato Capo Horn, sono sbucato nell'Atlantico, ho percepito il fetore del Drago. Ho capito che all'arrivo mi attendeva per combattere su un terreno di sua scelta. Un'eventuale vittoria non mi avrebbe portato che delusioni. Dopo le Falklands rimettevo la prua sul Capo di Buona Speranza e invece di fare saggiamente rotta per Nord, lanciai sul ponte di una petroliera un messaggio per il Sunday Times: "Proseguo senza scalo verso le isole del Pacifico, perché sono felice in mare, e forse anche per salvare la mia amina"... Abbiamo doppiato Capo di Buona Speranza una seconda volta... e corso per tutto l'Indiano con vele ridotte... lasciato Australia e Nuova Zelanda a sinistra... e via a spron battuto nel Pacifico. La mia barca con le sue vele prodigiose ha divorato ancora il mare per migliaia di miglia. Poi compresi che era giunto per noi il momento di cercare un ormeggio tranquillo nella calma dei Tropici... una laguna riparata da ogni vento, dove la mia barca avrebbe potuto riposare un po', dormire senza preoccupazioni...