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Secondo una leggenda popolare cinese, fin dalla nascita ogni persona ha in dono un filo rosso invisibile, celato nel mignolo, che lo lega alla propria anima gemella. Potranno passare anni, secoli, cicli di reincarnazioni, ma saremo destinati a incontrare, prima o poi, l'amore in grado di completarci. "Il filo rosso del destino" (Unmei no akai ito), con mistura nostalgica, ha affinità con il mito di Aristofane narrato da Platone nel Simposio: l'amore è qualcosa di ineluttabile, che non possiamo dominare, e ci supera. Nel 2002 Takeshi Kitano, il grande regista giapponese, ha tradotto la storia degli "amanti legati" dal filo del destino in un film delicato e feroce, Dolls. Dentro questo mito - inconsapevole ossessione d'artista - si è sporto Davide Brullo: lo ha riletto costruendo una storia lirica e moderna, luminosa e desolata, intorno alle tavole di Angelo Borgese. I corpi effimeri, così, s'intrecciano, incagliandosi nell'eternità.