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Dopo il "Quaderno di traduzioni", le prose de "L'oscura primavera di Sottoripa" e la raccolta delle recensioni "Verdi alla Scala", torniamo a riproporre un volume di Eugenio Montale: quel "Quaderno genovese" "salvato" dalla nipote Bianca Montale dopo la morte del poeta, pubblicato per la prima volta nel 1983 da Mondadori - edizione oggi quasi introvabile -, e qui oggetto di un attento aggiornamento del ricco apparato critico. Discontinuo e asistematico come tutti i diari, il "Quaderno" - scritto nel 1917 e interrotto con la partenza di Montale per il servizio militare, e per la guerra - esprime il rapporto del poeta con la città di Genova e costituisce un documento unico sulla sua formazione, stupefacente per la vastità di interessi che superano i confini nazionali, nonché per la sicurezza irriverente di impressioni e giudizi. Abulia e un doloroso sentimento di irrealtà convivono con un forte sentire dell'oltre e dell'invisibile, ma al tempo stesso con una profonda curiosità per la realtà. È un'ansiosa ricerca personale, dove ne va della vita, che tocca la musica e la modernità in arte. E rivela un temperamento a tratti genuinamente mistico ma sempre di assoluta immediatezza e umorismo.