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Durante tutto il Medievo l'erboristeria fu fondamento della medicina poiché si credeva che solo i preparati a base di esseri viventi potessero essere efficaci medicamenti. Il sapere medico attingeva a quanto gli antichi avevano osservato e studiato e il medico era diventato un guaritore, poiché era privo della conoscenza diretta degli organi del corpo umano. Il corpo, come sede di anima, era ritenuto inviolabile, non poteva cioè essere aperto o sezionato. La convinzione, inoltre, che la malattia fosse segno e punizione del peccato e la rilevanza data alla salvezza dell'anima, rispetto a quella del corpo, furono elementi che non favorirono certo il progresso medico-scientifico. Per tutte queste cause i soli ad occuparsi di preparare rimedi curativi contro i mali del tempo erano gli speziali, esperti erboristi, spesso monaci, che coltivavano e raccoglievano da sé le erbe curative e preparavano i medicamenti. Ogni somministrazione veniva accompagnata da preghiere rituali, poiché la guarigione poteva essere solo invocata e concessa da Dio, e spesso da pratiche magico-superstiziose che impregnavano tutta la scienza dell'epoca.