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L'autrice presenta un'analisi dell'homegrown terrorism legato all'ideologia jihadista, la sua evoluzione e le sue possibili dimensioni future. Il fenomeno viene non solo descritto ma anche commisurato con le specifiche criticità che i vari paesi europei hanno incontrato nel rispondere alle minacce e che ad oggi risultano essere non sopite del tutto. Gli episodi di radicalizzazione violenta continuano a coinvolgere cittadini nati e cresciuti in Europa, inoltre molti foreign fighters, attualmente reclusi nei centri di detenzione e nei campi profughi, potrebbero rientrare. Siamo di fronte ad uno scenario in cui la potenziale minaccia jihadista appare mutata nella forma ma non meno insidiosa e pericolosa. Tale mutazione nei modus operandi è evidente, gli attacchi sono meno complessi sotto un profilo organizzativo e meno invasivi in termini di letalità. Cosa ha prodotto questi mutamenti? Cosa ha spinto tanti giovani, per lo più di seconda e terza generazione, ad unirsi alla causa jihadista? Quali sono i fattori determinanti e di influenza? Quale il ruolo della radicalizzazione autoctona?