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Costruire oggi una moschea in una città occidentale vuol dire essere capaci, da architetti, di sentire lo spirito del tempo in cui viviamo e di avvertire le necessità che esso ci rivolge. Il nostro tempo ci pone davanti ad un interrogativo che ci invita a pensare se siamo ancora in grado, come lo siamo stati in passato, di condividere con chi è Altro da noi, per cultura e religione, lo spazio del nostro abitare. Il carattere essenziale e definitorio di una moschea, il suo contenuto tematico, è probabilmente quello di essere un edificio collettivo per l'esercizio del rito islamico predisposto ad una condivisione pubblica e civile. La risoluzione emergenziale, come frequentemente proposta, attraverso l'appropriazione temporanea, effimera e in definitiva impropria di spazi con un qualche tentativo di estetizzazione del precario tende a svilire, a parere dell'autrice, il contenuto formale e la capacità trasformativa ed emancipativa dell'architettura. Il tema approfondito nel volume ha un'ambizione più alta: si interroga su come oggi una collettività selezionata possa identificarsi nello spazio costruito della moschea come luogo di incontro, sia laico che religioso avendo in premessa il proposito di rispondere non solo alla comunità islamica ma anche a quella occidentale e alla loro mutua conoscenza/integrazione.