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«Intitolare questa rivista alla metapsicologia può sembrare un gesto provocatorio, considerando che oramai da qualche anno è di moda considerarla morta sotto il peso delle recenti scoperte scientifiche. Ma noi non siamo qui per seppellirla o a farne le lodi, perché non possiamo che concordare sul fatto che certi modi di intendere la metapsicologia sono certamente morti, ma lo stesso destino non riguarda il nucleo originario del pensiero freudiano. Quello che ci proponiamo di fare è di riprendere il suo programma di ricerca liberandolo sia dai pregiudizi di chi lo considera superato, sia dalle strumentalizzazioni di chi ha fatto del ritorno a Freud un cavallo di Troia per veicolare ideologie metafisiche. Che tale programma nasca e si muova all'interno di una razionalità di tipo scientifico è stato da Freud più volte ribadito in diversi luoghi delle sue opere, ma ancora oggi si è ben lungi dal capire la portata delle conseguenze epistemologiche che ciò comporta. Perché, forse è bene chiarirlo fin da subito, Freud non ha nulla a che spartire con la figura dell'ingenuo pensatore ottocentesco con cui viene spesso confuso in maniera caricaturale. Un'effettiva comprensione della metapsicologia richiederà ancora un lavoro piuttosto lungo, in primo luogo perché l'effettiva portata di certe intuizioni è ancora troppo avanti sui tempi rispetto alla capacità delle altre discipline di poterle in qualche modo oggettivare. Proviamo a pensare alle formulazioni di Darwin e a quanto tempo è servito perché la biologia molecolare riuscisse a dare concretezza a quelle che erano osservazioni naturalistiche. Ma pensiamo anche al modo in cui in questi ultimi 70 anni le teorie sull'ereditarietà si siano evolute da una concezione meccanicistica a una molto più aperta agli influssi epigenetici e culturali, e al modo in cui le stesse idee di Darwin siano state sempre più adeguatamente e correttamente comprese, a partire dal primo paradigma ultradarwinista fino a oggi. Il sapore di molte critiche a Freud ha il sentore di stantio di chi valuta da una posizione e con una prospettiva parziale, destinata a essere presto superata. Dal punto di vista di un vecchio comportamentista buona parte degli studi effettuati oggi sulla coscienza non avrebbero avuto alcun significato scientifico nella visione teorica, trattandosi di pura "speculazione", eppure pian piano certi tabù scientifici sono caduti, e questo per un semplice fatto: la coscienza esiste ed è un fenomeno naturale, e non c'è nulla di sbagliato nello studiarla. La metapsicologia, per essere adeguatamente compresa, richiede avanzamenti ben più complessi della scoperta di una molecola, o di sistemi di neuroimaging. Alcuni di questi avanzamenti possono certo arrivare da altre discipline, ma la maggior parte riguardano la formalizzazione e l'approfondimento della teoria stessa. L'unico approccio possibile è quello utilizzato per qualsiasi altro ambito di ricerca scientifico, per qualsiasi altro autore, anche se nel caso specifico di Freud e della psicanalisi questo è stranamente difficile. A notare queste resistenze non siamo certo solo noi e vorremmo citare le parole del neuroscienziato Karl H. Pribram, che racconta un interessante aneddoto personale sul modo in cui Freud viene recepito in ambito scientifico.»