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Gallerie, esplosioni, presenze fantasmagoriche nei cunicoli; donne vestite di nero; operai caduti sotto le macerie. Non è la guerra, ancora incastrata nella memoria, ma la nuova civiltà che avanza sotto forma di "grande opera". Sullo sfondo di una diga in costruzione si muovono sfocate figure umane, sfiancate dal demone della velocità. La natura è nemico giurato, in nome del progresso. L'io narrante, che ha preso parte alla progettazione dell'opera e ne segue il cantiere, compila un diario essenziale e partecipe. Giornale dei lavori fu pubblicato nel 1966 da Einaudi grazie al sostegno entusiastico di Italo Calvino.