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Un soggetto che - 'alla luce' anche del recente ed ancora attuale fenomeno pandemico - è stato dunque nuovamente rivisitato, riletto, e analizzato attraverso due emblematiche prospettive di ricerca iconografica: la dimensione relazionale del gesto e dell'incontro nel Purgatorio, e quella paradossalmente grafica ed atmosferica del cielo, il Paradiso. Cielo inteso qui - come del resto nell'eccezionale unicum inventivo costituito della scrittura di Dante - alla stregua di un linguaggio 'altro', abissale (Par. XXVIII 107: «quanto la sua veduta si profonda»), eppure astronomicamente decifrabile, di un 'al-di-là' visibile ma solo a patto di constatare la sua irriducibile distanza ai nostri occhi (come «ombra» appunto). All'«ombra del beato regno» avvengono, quindi, i fatti purgatoriali rappresentati da Nerosunero, l'«ombra» stessa del beato regno è la materia pittorica in sé, a cui Andrea Mario Bert ha dedicato le sue 'icone' paradisiache.