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Succede. Succede tra l'Adda e Milano. Succede che due autori, in quei giorni straordinari, chiusi in casa come tutti, cominciano a parlare. A tutti e due, quei giorni bruciano nelle mani. Sono domande, visioni, pensieri che fanno rumore. Fanno assembramento. Succede che le telefonate si moltiplicano, che si comincia a scrivere un libro insieme. Incrociando quello che si vive con le visioni poetiche. Dialogando. Succede un libro strano, da scrivere a distanza. A qualsiasi ora, scambiandosi email, messaggi, post sui social. Succede, che le parole ritornano necessarie. Perché quello che sta accadendo, accade a tutti. E ogni giorno sembra urlare che quel tempo è davvero straordinario e che nulla potrà tornare come prima. C'è necessità di lasciare traccia di quei giorni in confino e sconfinati. Di interrogarsi sul momento presente, sul futuro. Succede che la scrittura, nata nelle stanze chiuse, immediatamente sente di appartenere al mondo, allo spazio dell'aperto dove i pensieri e le persone si incontrano, si danno appuntamento.