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Nell'assoluta certezza che l'unica realtà risiede nella contemplazione degli elementi e del movimento, sta la fisica della parola poetica, una forma di equilibrismo fantastico che deve tutto al suono. Il dubbio di nuovo. Il dubbio che gli elementi si stiano rimescolando nel caos, che il mondo stia mostrando il suo ghigno allucinato, riporta il poeta a riconoscere il proprio ruolo primordiale, letteralmente ai primordi dell'umano. Ai primordi dell'umano per ricordare l'umano. Nella poesia metafisica c'è sempre qualcuno che chiama qualcun'altro. Il soggetto che si cerca o che cerca fuori di sé e trova, con suo grande sollievo, qualcosa che brilla, una luce in cielo, un fuoco sulla terra. Credeva di averlo perduto nei labirinti dell'Io e invece lo ritrova. Lo chiama cosmo ed ecco non è più solo.