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Cos'è successo a Genova in quei giorni del 2001? Cos'ha lasciato nelle persone che camminavano per quelle strade spianate dal sole di luglio? Questo romanzo è tante cose. È un reportage con l'uso deliberato di un'intima soggettiva. È l'esperienza di un rito di iniziazione collettivo nell'orrore, nella violenza e nello sbigottimento. È un percorso di formazione fuori tempo, vissuto da un protagonista che appartiene a una generazione instabile, quella dei quarantenni. È un romanzo di abbandoni e di sentimenti. È la storia privata del protagonista che torna a Genova anni dopo, entra nella stanza 914 di un anonimo albergo e vi si sistema come nel cuore del suo racconto. In giorni di febbrile passività, si alternano a fargli visita tre fantasmi struggenti, tre figure femminili, Angela, Magdalena, Elisa. Ma questo romanzo è anche un documento di denuncia, freddo, composto, fatto di immagini parlanti, prive di didascalie. Il maggior merito di "Cosa cambia" - con la sua scrittura nitida, sottile, acuta - è di averci regalato una verità pronunciata a bassa voce là dove tutti gridano, di aver dato vita a una narrazione silenziosa e immobile, come sa esserlo una belva addormentata.