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La poesia non racconta. Qualunque cosa dica, non lo fa in forma logico razionale. Abita piuttosto un non luogo, quello che gli inglesi chiamano the middle of nowhere: il centro del nulla. Sua ancella è l'intuizione. Suo schiavo il sogno: quello di chi vuol rimanere sveglio. Istantanee vissute e immaginate, ritagliate nel quotidiano e tradotte in eventi dalle suggestioni linguistiche. Un universo di senso che ognuno trarrà dal proprio idioletto. A dispetto di qualsivoglia intenzione dell'autore. Una sovrabbondanza di significati, passibili di confluire in ermeneutiche antitetiche, persino. L'amore declinato in tutte le sue stagioni. Animale indomito, il lirismo, specchio deformante che l'autore tenta invano di addomesticare. Ostico, cavalca praterie selvagge, di sentimenti inconfessabili, senza una meta. Lo credi tuo, ma uno scarto ti disarciona e diventa di tutti. Impossibile dire quando, dove e se mai trovi quiete.