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Da qualche parte o qualche luogo posto del cuore di noi eternamente giovani cresciuti a Lambrusco e "Bandiera Rossa". Inizia così, pantaloni rattoppati sul sedere, il viaggio on the road tra il probabile e l'improbabile del protagonista di Ventitré nella Reggio dei primi anni '60, dove l'autore nella voglia immaginifica di crescere ancora presente nonostante l'età porterebbe a ben altro, come in un diario trasognante narra dei migliori anni della propria vita, diventando passo dopo passo da biografia romanzata, romanzo di formazione senza la pretesa di essere nessuno dei due, se non nostalgia di un mondo che non è se più se non nel ricordo di com'era. Un parkour dialettico tra l'autore e la voglia di esserci ancora almeno per il tempo di narrarne; alla pari di quattro chiacchiere lunghe quanto l'intero libro, fatte da quattro amici che si ritrovano dopo tanti anni seduti al tavolino di un bar raccontando di loro: "storie che ormai fanno parte dei percorsi sconosciuti della vita d'ognuno di noi, dove tutto è come ogni giorno, e ogni giorno è tutto e niente. E lo sarà per sempre."