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I seminari degli anni '50 e '60 hanno formato una generazione di preti che sono stati ordinati negli anni in cui si chiudeva il Concilio Vaticano II e si apriva l'era delle speranze post-conciliari. Usciti dal seminario in pieno '68, già instabili sulla soglia tra due epoche, hanno dovuto scoprire da soli che l'obbedienza senza libertà non rende omaggio a nessuno e che, proprio loro, istruiti a una vita di solitudine, avrebbero dovuto diventare i "passeur", gli accompagnatori esperti, delle esistenze degli altri. I personaggi de "La fabbrica dei preti" fanno il bilancio di una vita e raccontano, ricordano, confessano, mettono in un nuovo ordine emozioni e corpo, celibato e donne, fede e politica, sacro e umano. Fanno i conti con un'educazione al sacrificio e alla disciplina, paradigma della nostra stessa educazione cattolica, che creava sensi di colpa più grandi della colpa stessa, e li fanno anche per noi.