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L'opera incessante di ricomporre le vite degli altri, dare dignità letteraria a una maggioranza per lo più silenziosa è il fulcro di questo testo. Un mosaico di storie, stati d'animo, l'incastro perfetto del puzzle quando eri sul punto di arrenderti. Un vasto campionario di umanità con il suo lacerante corredo di contraddizioni, la vita che accade e continue ripartenze. Si finisce per affezionarsi ai protagonisti di queste microstorie. Alla storia di Ahmed che cerca sua figlia Hafsa nel fiume, alle donne ritratte da Andrew Wyeth, a Philiph Roth che scrive su un post-it "la lotta con la scrittura è terminata", a Ylenia innamorata di un pallone, a Diego, Paolo, Ben, Stoner, Lennox e a certi finali solo all'apparenza sbagliati. Ogni singolo racconto è una prova di esistenza, una foto in cui ci siamo dentro tutti, qualcuno si nasconde, altri si sbracciano per farsi notare. È una corsa contro il proprio tempo. Per rimanere a galla e non farsi risucchiare dalla mediocrità, ci si aggrappa a tutto, anche una canzone dei Baustelle può servire. "...perchè il tempo ci sfugge ma il segno del tempo rimane."