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"Una leggenda in meno. Molti interrogativi in più. Dopo averne documentato l'incolmabile distanza dal fascismo, nel nuovo libro Raffaella Canovi spazza via la litania di avocazioni di Gabriele d'Annunzio alla politica, alla condotta d'armi e infine alla massoneria. Gabriele (Ariel) fu se stesso, divertito; e divertente con chi lo divertiva. Scostante per tutti gli altri. Spesso anche con sé, benché incline alla compiaciuta autocontemplazione. Nondimeno, documenta Canovi, l'esteta egocentrico, pronto sempre a calcare e a far calcare le scene, a esibirsi tra l'una e l'altra portata di un banchetto per strappare l'applauso ai legionari vocianti e sorriderne seriosamente nella sua impenetrabile solitudine, fu corteggiato da politici di tutte le taglie e inclinazioni partitico-ideologiche. Cent'anni dopo l'"impresa" che lo pose al centro dell'attenzione internazionale e lo ha reso immortale anche tra quanti non ne hanno mai capito né le prose né le poesie né si inteneriscono alla lettura delle sue lambiccate "orazioni", il mito di d'Annunzio politico, stratega, fratello massone, occultista e Superiore Incognito perdura. Ora però quanto a lungo parve sicuro deve fare i conti con ragionamenti fondati su documenti e tra le nebbie di prestiti posticci di apologeti emerge nitida la realtà storica." (Dalla Prefazione di Aldo A. Mola)