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Quando "noi" eravamo bambini il dialetto legava ad una appartenenza sociale, non andava usato. Ancor di più perché mia madre, insegnante per dedizione, non avrebbe tollerato e aveva escluso dal nostro verbo persino la più banale ed ironica delle parole siciliane. Piano piano, quel mare che assediava, prese a rumoreggiare alle mie orecchie con la sua musicalità, l'efficacia, l'allegria della comunicazione. Le espressioni fatte, le barzellette, lo slang delle intese hanno fatto il resto, aprendomi quel mondo. Scrivere qualcosa in siciliano è diventato il gioco: una parola, due, a costruire quel gioco. Non è stato semplice, è stato un viaggio, una continua scoperta. Un gioco, un altro gioco, un pezzettino di cuore, di creazione, Minuzzoli per ogni giorno che hanno fatto un intero consistente, pieno di sireni, santi e paladini, di vita culurata, di ciauru d'a sustanza.