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«Un sovrano, si direbbe il papa-re, di punto in bianco emana un editto per far sapere ai propri sudditi: "Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo". Dopo aver usurpato il trono, un uomo a forma d'uovo manda a morte chiunque abbia qualche bene di cui può impossessarsi o intralci la propria brama di arricchirsi. Un dittatore non riesce a prender sonno per via dei cori di alcuni bambini, quindi esige che questi ultimi siano imbarcati su una nave carica di esplosivo. Nessuno avrà difficoltà nel comprendere a chi mi sto riferendo: sono rispettivamente i personaggi, e a dirla tutta i protagonisti, di un sonetto di Belli (Li soprani der Monno vecchio), di una pièce di Jarry (Ubu roi), di un romanzo di García Márquez (El otoño del patriarca). Si vede bene che le opere in cui questi personaggi prendono forma sono dissimili per vari aspetti. Appartengono a tre generi letterari diversi: poesia, teatro, narrativa. Vengono composte a distanza di parecchi anni l'una dall'altra: nella prima metà dell'Ottocento, a fine secolo, nella seconda metà del Novecento. Infine compaiono in tre aree geografiche distinte e distanti, sotto il profilo culturale e linguistico: Stato pontificio, Francia, Colombia. Eppure mi sembra che i personaggi cardine di questi testi letterari siano in una qualche misura contigui, affini, presentino insomma alcune "somiglianze di famiglia" - per dirla con una celebre formula di Wittgenstein. La mia ricerca nasce proprio a questo punto. Mentre cercavo di giustificare l'impressione di un'aria di famiglia tra il Papa di Belli, l'Ubu di Jarry, il Patriarca di García Márquez, mi si affacciavano alla mente - per reminiscenza o per associazione d'idee - molti altri personaggi simili. Si trattava allora di stabilire con precisione quali fossero i tratti comuni e quali i tratti distintivi all'interno di questa galleria di sovrani scatenati, a fortiori perché non esistevano studi specifici sull'argomento. Solo definendo le costanti e le varianti si poteva procedere alla selezione del corpus, cioè alle inclusioni e alle esclusioni del caso...»