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«Con vituperio e tradimento sono stata sverginata da un certo Agostino Tassi pittore, e qui racconterò distesamente il fatto com'è accaduto». È questo il nodo attorno a cui si svolge il processo che ebbe come protagonisti Artemisia Gentileschi (1596-1653), il padre, Orazio Gentileschi, notissimo pittore del tempo, e il di lui collega-rivale, Agostino Tassi, l'amante stupratore. Un triangolo di «pittura», dove il più tradizionale conflitto sentimentale si mescola a un conflitto di scuole e competenze, dove la coppia principale padre-maestro e figlia-allieva è messa in crisi e rotta per sempre dall'arrivo del collega-amante, spregiudicato e libertino. Il percorso da apprendista a «magistra» di Artemisia inizia da qui: è proprio nella pittura che la giovane riversa interamente vergogna, ribellione, dolcezza, sensualità. Nella ricca appendice vengono riprodotte le opere più significative di Artemisia, figura ormai mitica: è stata una delle icone del movimento femminista ed è forse ancora oggi più nota come donna appassionata e ribelle che come artista. Con un saggio di Annemarie Sauzeau Boetti e uno scritto di Roland Barthes.