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"La vita, la lunga vita di Tiziano cerca e trova un 'finale' inaudito e straziante. Questo pittore della vitalità e del sapore del mondo può congedarsi solo in una sorta di grande incendio. Consuma il suo tesoro di forme, la sua stessa arte, in ciò che si deve definire un rogo fiammeggiante. Aveva sempre amato il rosseggiare dei crepuscoli. Ma a questa predilezione si aggiungono ora, sempre più spesso, incomprensibili incendi in lontananza. Niente di più commovente, di più doloroso di queste notti in cui le cose bruciano, di questo consumarsi delle cose e degli esseri. Quando Tiziano si spinge fino in fondo, come nella 'Pastorale' di Vienna, nel 'Marsia', nella 'Pietà', l'intera composizione è invasa dalle fiamme e dal fuoco. Come nell'ultimo Rembrandt, che tanto doveva a Tiziano, l'universo fiammeggia e il pittore vi assapora il suo stesso rogo."