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C'era bisogno dell'ennesima traduzione di Hamlet? Probabilmente, no. A meno che non si tratti di qualcosa di diverso. Nel corso degli anni ho parlato con tante persone di quest'opera formidabile: tutti la conoscono, ma in parecchi non l'hanno mai letta, malgrado sia tutt'altro che un mattone. Ne hanno visto qualche rappresentazione teatrale o cinematografica, sanno di Essere o non Essere (spesso ignorando il tema del monologo o associandolo erroneamente al celebre teschio), ma si sono persi le pagine meravigliose del poeta. La ragione principale di questa realtà sta nella maggior parte dei casi nel linguaggio aulico dell'opera. Un linguaggio indispensabile per valorizzare il testo originale e trasmetterne la potenza, ma che costituisce un deterrente per coloro che non sono attratti da quel tipo di scrittura o da termini ed espressioni cadute in disuso. Quindi ho pensato di tradurre l'opera in un linguaggio più leggero, vicino ai giorni nostri, prendendomi qualche licenza a beneficio della chiarezza (parafrasando, per esempio, qualche riferimento mitologico) e della dinamicità alla storia. Lo scopo è cercare di ampliare la platea di una delle opere letterarie più complete di sempre.